Annachiara Cagnin

Professore Associato, Clinica Neurologica, Dipartimento di Neuroscienze, Università degli Studi di Padova

Articoli 8 febbraio 2021

Effetti comportamentali e psicologici della quarantena per Covid-19 nei pazienti con demenza

Annachiara Cagnin

Professore Associato, Clinica Neurologica, Dipartimento di Neuroscienze, Università degli Studi di Padova

Gli effetti della quarantena sugli aspetti comportamentali e psicologici nei pazienti affetti da demenza dopo il primo mese di lockdown sono stati indagati da uno nostro studio che abbiamo presentato durante il 51° Congresso Nazionale della Società Italiana di Neurologia. I risultati di questo studio, condotto dal gruppo di studio COVID-19 della SINdem, Associazione autonoma aderente alla SIN per le demenze, sono stati pubblicati sulla rivista Frontiers in Psychiatry a settembre 2020.

Nella popolazione generale gli effetti noti della quarantena sono un aumento di depressione, ansia e insonnia, con un rischio maggiore per le persone di genere femminile, gli operatori sanitari e coloro che hanno un disturbo psichiatrico. Inoltre, tali effetti possono essere aggravati da una lunga durata del lockdown, dalla paura del contagio, isolamento e preoccupazioni economiche.
I pazienti anziani con deterioramento cognitivo rappresentano la popolazione più fragile tra i fragili, in quanto hanno un maggior rischio di impatto psicologico negativo a causa di un mal-adattamento agli stimoli ambientali sfavorevoli e una maggiore necessità di stimolazione multidimensionale, la quale è stata ridotta o sospesa durante il lockdown. Possono, anche, risentire molto dello stress vissuto dal proprio caregiver.

Lo studio è iniziato nell’aprile 2020 con il reclutamento di 87 centri e la somministrazione di un questionario telefonico. Per quanto riguardava i disturbi del comportamento si indagavano aspetti in linea con il questionario NPI. Il campione costituito da 4.913 pazienti, che hanno aderito in maniera adeguata alla survey, aveva un’età media di 78 anni. Il tipo di demenza rispecchiava la distribuzione di malattia neurodegenerativa o vascolare nota dall’epidemiologia (Figura 1).

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Figura 1. Caratteristiche del campione

AD: Alzheimer’s Disease, DLB: Dementia with Lewy Bodies, FTD: Frontotemporal Dementia, VAD: Vascular Dementia, CDR: Clinical Dementia Rating Scale


Già dopo il primo mese di lockdown è stato riscontrato un peggioramento delle alterazioni psicologiche e comportamentali nel 60% dei casi, caratterizzato prevalentemente dal peggioramento di un disturbo pre-esistente ma anche dalla comparsa di nuovi episodi. Quasi un terzo di questi pazienti necessitava di un intervento farmacologico mirato (Figura 2).

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Figura 2. Peggioramento di BPSD: frequenza

BPSD: Behavioural and Psychological Symptoms of Dementia


Dalla stratificazione dei pazienti in base al tipo di demenza, è stato possibile riscontrare che non tutte le demenze si comportano allo stesso modo. Nei pazienti con DLB (Demenza a Corpi di Lewy) è stato registrato un maggior peggioramento comportamentale (circa un terzo di questi pazienti ha riportato almeno 3 o più sintomi peggiorati o di nuova comparsa), rispetto ai pazienti con malattia di Alzheimer (in cui solo il 19% ha riportato almeno 3 sintomi peggiorati o di nuova comparsa) (Figura 3).

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Figura 3. Peggioramento di BPSD in accordo con il tipo di demenza

AD: Alzheimer’s Disease, DLB: Dementia with Lewy Bodies, FTD: Frontotemporal Dementia, VD: Vascular Dementia, BPSD: Behavioural and Psychological Symptoms of Dementia.

I sintomi più frequentemente riportati sono stati irritabilità, ansia, depressione, alterazioni del sonno e apatia sia per disturbi pre-esistenti sia per i nuovi.
Dall’analisi è emerso che elementi modificatori degli effetti della quarantena sono stati: la gravità della demenza, il tipo di demenza e il sesso.
La gravità della malattia non modifica la frequenza dei sintomi ma impatta sulla tipologia di disturbo comportamentale. Ansia, depressione e irritabilità predominano nelle condizioni lievi-moderate, mentre in quelle più gravi è presente un cocktail di disturbi più eterogeneo, con aspetti anche di aggressività e psicosi (Figura 4).

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Figura 4. Effetti della gravità di malattia come modificatore

CDR: Clinical Dementia Rating Scale, OR: Odds Ratio, CI: Confidence Interval

Per quanto riguarda il tipo di demenza, la malattia di Alzheimer si associa ad un maggior rischio di sintomi d’ansia, mentre i pazienti con DLB sono più a rischio di disturbi allucinatori e del sonno. I pazienti con malattia fronto-temporale, invece, riportano maggiore wondering e disturbo dell’appetito (Figura 5).

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Figura 5. Effetti del tipo di malattia come modificatore

BPSD: Behavioural and Psychological Symptoms of Dementia, AD: Alzheimer’s Disease, DLB: Dementia with Lewy Bodies, FTD: Frontotemporal Dementia, VD: Vascular Dementia OR: Odds Ratio, C.I.: Confidence Interval

Da questo studio è emersa anche la presenza di una forte associazione tra il tipo di disturbo comportamentale e il genere dell’individuo: ansia e depressione prevalgono nel sesso femminile, mentre irritabilità e apatia sono comuni nella popolazione maschile. Inoltre, circa due terzi dei caregiver riportavano sintomi stress-correlati.
Quali riflessioni possiamo fare in merito ai risultati di questa vasta survey?
La quarantena è un evento stressogeno con effetti acuti nella sfera comportamentale e psicologica in una fetta importante dei pazienti affetti da declino cognitivo.
Il tipo di impatto dipende dalla gravità di malattia, dal tipo di demenza e dal sesso del paziente. Nella condizione lieve-moderata, dove esiste una maggiore consapevolezza dell’evento traumatico e le limitazioni rispetto allo stile di vita pre-lockdown sono più pervasive, prevale un peggioramento dei sintomi dello spettro d’ansia e dell’umore, con un maggior rischio per i soggetti di sesso femminile con malattia di Alzheimer. La riduzione o perdita di stimolazioni informali (contatti sociali, attività all’aperto, attività ludiche e propriamente riabilitative) può aver contribuito a peggiorare aspetti cognitivi e comportamentali, contribuendo a rafforzare i risultati della ricerca circa l’effetto favorevole della stimolazione multidimensionale nella prevenzione primaria e secondaria della demenza. Infine, in considerazione della diade paziente/caregiver, è ipotizzabile che sintomi stress-correlati in una delle componenti influiscano e potenzino sintomi da stress anche nella controparte, in un circolo vizioso.

E', in conclusione, necessario orientare l’attenzione della ricerca clinica verso l’attuazione di programmi di sostegno psicologico a distanza per caregiver e l’implementazione di strategie per interventi riabilitativi e di stimolazione multidimensionale in remoto rivolti ai pazienti.

Cagnin A, Di Lorenzo R, Marra C,  et al. Behavioral and Psychological Effects of Coronavirus Disease-19 Quarantine in Patients With Dementia. Front Psychiatry. 2020 Sep 9;11:578015. doi: 10.3389/fpsyt.2020.578015.

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