Le encefalopatie epilettiche e dello sviluppo (DEE) costituiscono le forme più gravi di epilessia, caratterizzate da crisi farmacoresistenti, attività epilettiforme persistente all’EEG e regressione dello sviluppo psicomotorio. I progressi del NGS (next-generation sequencing) hanno permesso di identificare una causa genetica in circa il 40–50% dei casi, con oltre 800 geni attualmente associati a queste condizioni.
I disturbi del movimento (MD) rappresentano una manifestazione clinica frequente ma spesso sottovalutata nei pazienti affetti da DEE di origine genetica; il loro riconoscimento è fondamentale per la gestione di queste complesse malattie neurologiche.
Lo studio di van der Veen e colleghi (2023) ha avuto come obiettivo di descrivere la frequenza, il tipo e le correlazioni genetiche degli MD in una coorte di pazienti con DEE di origine genetica definita. Si tratta di un’analisi osservazionale e retrospettiva internazionale, coordinata dall’Università di Melbourne con la collaborazione dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.
Sono stati inclusi 77 pazienti (41 femmine, 53%), con un’età mediana di 9 anni (range 1-38 anni), con diagnosi molecolare confermata e presenza di MD concomitanti. Gli MD più frequenti sono risultate le stereotipie (37 pazienti; 48%) e la distonia (34 pazienti; 44%), seguiti da corea (18 pazienti; 23%), mioclono (14 pazienti; 18%), atassia in (9 pazienti; 12%), tremore in (7 pazienti; 9%) e ipocinesia (6 pazienti; 8%). L’età mediana di esordio era di 18 mesi, con un range molto ampio (dal 2° giorno di vita ai 35 anni).
La disabilità intellettiva è risultata grave o profonda in più dell’85% dei casi, in particolare nei soggetti con mutazioni nei geni SCN1A, SCN2A e SCN8A. Un’associazione significativa è stata osservata tra atassia e minore gravità dell’ID. Meno della metà dei pazienti riceveva terapia farmacologica per l’MD, principalmente con trihexyphenidyl, tetrabenazina, clonazepam o baclofen, ma con efficacia limitata.
In generale, la distonia è risultata più comune nelle canalopatie (sodio, potassio, calcio) e nei disturbi del traffico vescicolare sinaptico, mentre le stereotipie erano tipiche dei deficit dei fattori trascrizionali (MECP2, CDKL5, CHD2).
Lo studio mette in evidenza come i disturbi del movimento siano spesso misconosciuti nei pazienti con DEE, poiché talvolta lievi o mascherati dalla gravità delle crisi epilettiche. Tuttavia, la loro identificazione è cruciale per una gestione terapeutica appropriata, poiché MD e crisi epilettiche richiedono trattamenti distinti. Il riconoscimento di specifici pattern DEE–MD può inoltre orientare la diagnosi genetica e migliorare l’approccio di medicina di precisione.
I risultati dello studio ampliano la comprensione del legame tra DEE geneticamente determinate e disturbi del movimento, delineando correlazioni genotipo–fenotipo utili per la pratica clinica. L’identificazione precoce degli MD, insieme a strategie terapeutiche mirate, rappresenta un passo fondamentale per migliorare la qualità di vita e la gestione personalizzata dei pazienti con encefalopatie epilettiche e dello sviluppo. Comprendere quali MD si associano ai diversi meccanismi biologici può contribuire a migliorare la diagnosi precoce e la gestione clinica.
L’approfondimento di questi temi è stato curato dalla Dott.ssa Antonietta Coppola, Specialista in Neurologia, Centro Epilessia, Dipartimento di Neuroscienze, Scienze Riproduttive e Odontostomatologiche, Università Federico II, Napoli che ha sintetizzato i dati del lavoro di van der Veen S, Tse GTW, Ferretti A, Garone G, Post B, Specchio N, Fung VSC, Trivisano M, Scheffer IE. Movement Disorders in Patients With Genetic Developmental and Epileptic Encephalopathies. Nov 7;101(19): e1884-e1892 pubblicato su Neurology nel 2023.
L’articolo completo è consultabile sulla piattaforma Braincity, in cui è disponibile anche un video commento della Dr.ssa Coppola a integrazione dell’approfondimento.
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